Andrej Čikatilo – il male è il mio complice

Oggi non parleremo del passato di un assassino e non analizzeremo passo per passo la sua storia.

Non ci chiederemo il perché delle azioni di Andrej Čikatilo.

Come “al solito”, c’entrano gli orrori della sua infanzia, le sue frustrazioni, le ossessioni e le compulsioni sfociate nella follia omicida.
E’ un serial killer tra i più famosi ed efferati di sempre, responsabile di 52 delitti mostruosi. perlopiù donne e bambini.

Oggi ci soffermeremo solo su un particolare di questa vicenda. Un particolare agghiacciante: questo assassino, più di ogni altro, ha avuto il male dalla sua parte.
Ha prosperato nella sua “carriera criminale” per 12 anni. Il male lo ha eletto a suo massimo esecutore.

Andrej Čikatilo poteva essere fermato molto prima, praticamente appena dopo il suo primo omicidio, ma ha avuto dei “complici” egregi: il luogo in cui è nato e cresciuto, e un incredibile “vantaggio biologico”.

Rostov è una cittadina della Russia europea meridionale. All’epoca dei fatti, tra il 1978 e il 1991, il sistema giudiziario russo è completamente impreparato alla comparsa di un serial killer. E’ una materia ancora sconosciuta e comunque, i problemi a cui dare la caccia in quegli anni sono ben altri. Punizioni esemplari per i dissidenti, per chi è contro l’unione sovietica, o per i ladri. La violenza e gli omicidi, come i guai della politica interna, passano in secondo piano, anzi, “devono” passare in secondo piano; si cerca di tenerli nascosti per dare un’immagine di successo della nazione, di produttività e di ordine.
il popolo non viene messa al corrente degli orrori di Čikatilo, e non ha modo di proteggere i propri figli, mettendoli in guardia.

Gli strumenti e la tecnica per la ricerca e la cattura di un assassino sono comunque scarsissimi. L’organizzazione assente. Vengono indagati tutti i malati di mente e i colpevoli di crimini sessuali della zona, in maniera disordinata e piuttosto violenta. Molti confessano delitti che non hanno commesso, per evitare le torture della polizia sovietica, qualcuno arriva addirittura a suicidarsi.

A complicare le cose si aggiunge un altro fattore importante. Čikatilo è il preside di una scuola, e da tempo si sospetta che abbia messo le mani dove non doveva, su dei ragazzini.

L’istituto lo licenzia e Andrej è costretto a cambiare lavoro; diventa impiegato nel settore rifornimenti di una ditta. Il problema è che questo nuovo lavoro lo porta molto spesso a viaggiare in treno per centinaia di chilometri. Ha già avuto modo di uccidere Andrej; è stato anche interrogato più di una volta dalla polizia perché ha lasciato dietro sé tracce quasi clamorose, ma non è stato incriminato. Ha ucciso nelle vicinanze di casa, ma ora ha la libertà assoluta, giustificata dal suo impiego, di viaggiare e uccidere ovunque, e se le forze dell’ordine erano già in difficoltà prima, da adesso in poi collegare i delitti e perseguire il colpevole sarà praticamente impossibile.

E così Čikatilo uccide indisturbato almeno 30 persone.

Poi un giorno nel 1984, Čikatilo si aggira in modo sospetto nei pressi di una delle fermate del bus di Rostov e viene arrestato dalla polizia. Uno dei suoi datori di lavoro lo ha denunciato qualche giorno prima per furto.

Andrej è in effetti colpevole del reato a lui ascritto , viene condannato a un anno di carcere, sconta soltanto tre mesi, e torna in libertà.

Ed è qui che compare il secondo “complice” di Čikatilo: La sua fortuna più incredibile e la più aberrante beffa per le sue vittime.

Prima di essere condannato per furto, Čikatilo viene interrogato nuovamente per i delitti di Rostov, ma viene subito scartato dalla lista dei sospettati perché in seguito a un esame, il suo gruppo sanguigno è diverso da quello dei campioni di liquido seminale lasciati dall’omicida sul corpo delle vittime.

Sembra assurdo, ma proprio Andrej Čikatilo, il mostruoso assassino di donne e bambini, è un individuo “biologicamente” rarissimo. Nemmeno il 20% della popolazione mondiale ha le sue stesse caratteristiche.
In lui il tipo di sangue differisce, se analizzato in un campione ematico ed in un campione di liquido seminale.

Oggi questo problema non sussisterebbe perché l’esame del DNA è molto più affidabile, ma all’epoca, l’esame del gruppo sanguigno basato sul test di generici fluidi corporei – come in questo caso il liquido seminale – portò all’errore fatale di scagionare Čikatilo dall’accusa di omicidio.

Il mostro di Rostov, dopo il rilascio, resta calmo fino al 1986, poi ricomincia a uccidere. Sono altre decine di vittime, bambini e bambine, orrendamente uccisi e mutilati.

Il 6 Novembre del 1990 è il giorno di un ennesimo, incredibile errore della polizia russa.

Čikatilo ha appena ucciso Sveta Korostik, 22 anni, nei boschi circostanti la città. Un agente lo vede mentre si fa strada tra alberi e sterpi per tornare a casa. Andrej ha una borsa di nylon, il vestito sporco e due macchie di sangue su una guancia e su un orecchio.

L’agente gli controlla i documenti e…lo lascia andare.

Čikatilo torna a casa. Dentro la borsa di nylon ci sono i seni recisi di Sveta.

Fortunatamente, quell’agente sconsiderato, torna in centrale e compila un rapporto. Ciò sarà molto utile perché in breve, si scoprirà che un corpo è stato ritrovato a 10 metri di distanza dal luogo di quel fermo, e anche la data coincide.

Non ci sono ancora prove sufficienti per arrestare Čikatilo, ma la polizia comincia finalmente a sorvegliarlo in maniera più assidua, e ne controlla gli spostamenti.

E’il 20 novembre del 1990. Gli agenti osservano il mostro camminare per ore e ore lungo tutta la città, avvicinando continuamente bambini. E’ tempo di intervenire. Lo fermano e lo portano in centrale per interrogarlo.
Con l’aiuto di uno psicologo e molte ore di interrogatorio, si ottiene la confessione del serial killer.

In tribunale, Čikatilo, chiuso in una gabbia per evitare il linciaggio da parte dei parenti delle 52 vittime, viene processato e condannato a morte.

Il 15 ottobre del 1992, una pallottola alla nuca, spezza la vita di Andrej Čikatilo.

Čikatilo aveva tutti gli “strumenti” per causare dolore e morte, ma non contento, il destino, nelle vesti di una serie di assurde coincidenze, gli ha reso il lavoro ancora più facile.

Per il suo primo omicidio, una bambina di 9 anni, viene arrestato e condannato a morte un innocente, Aleksandr Kravčenko.

Il suo codice genetico lo tiene alla larga dal carcere e gli dà la possibilità di colpire ancora decine di vittime.

gli errori e le leggerezze della polizia; tutto è dalla parte dell’assassino. Qualsiasi cosa è “in ordine” per permettergli di uccidere, ancora e ancora.

Noi ci siamo chiesti il perchè di tutto questo. Non abbiamo trovato risposte, ma nuova musica. Come nostra consuetudine, abbiamo cercato di tradurre l’inspiegabile, il terribile, il grottesco, in note.
In seguito abbiamo scoperto che quello di Čikatilo non è un caso isolato. Altri assassini hanno avuto “la vita facile” almeno fino alla loro cattura.

E di questo tratteremo in seguito.