Credo sia chiaro che quello della famiglia come “il luogo della violenza e umiliazione” sia un tema a noi particolarmente caro. E’ difficile pensare a un paradosso maggiore.
I genitori dovrebbero essere coloro che gioiscono per la nascita di un figlio e ne coltivano di giorno in giorno affetto, rispetto, amore e sostegno.
E invece molte volte la mamma e il papà sono i peggiori nemici del proprio bambino. I primi a sopprimerne qualsiasi forma di benessere, di dignità, disintegrandone la corretta crescita psichica a forza di brutalità e umiliazioni.
Oggi tratteremo quello che pensiamo essere uno dei casi peggiori in materia di figli distrutti dai propri genitori.
Questa è la storia di Edmund Kemper e di sua madre, Clarnell Strandberg.
Edmund nasce a Burbank il 18 dicembre 1948. Già dall’età di 10 anni è un bambino eccezionalmente alto e robusto, tanto da guadagnarsi in seguito il soprannome di “Big Ed”.
Incute timore ai suoi compagni di classe. Lo temono in molti, mentre altri lo scherniscono senza pietà. Ma c’è una persona che più di tutti lo tratta come un mostro, fin dalla più tenera età.
Clarnell, sua madre.
Clarnell ha l’abitudine di chiudere Ed in cantina, per la costante ed immotivata paura che il figlio possa molestare la sorella minore, Susan.
Ha l’abitudine di picchiarlo e sgridarlo pesantemente, ripetutamente, senza alcun motivo. Ed si sente colpevole e pericoloso, senza aver fatto mai nulla di male.
Gli esperti diranno poi che la madre era un caso esemplare di borderline con enormi disturbi di personalità.
Il padre non lo difende? No, non c’è più. Se n’è andato di casa, nel 1957.
Edmund è molto attaccato al padre, e viene distrutto dalla notizia del divorzio dei suoi. E’ distrutto soprattutto perché viene affidato alla madre, che lo porta a vivere lontano, nel Montana. Per anni sarà completamente in balia della folle Clarnell. Picchiato, umiliato, segregato, di continuo.
Nell’estate del 1963, Kemper scappa di casa per andare a cercare il padre in California.
Le brutte notizie per Ed non sono finite: il padre si è risposato e non gli interessa minimamente di avere un rapporto col figlio. Non lo vuole tantomeno in casa, così lo piazza in casa dei nonni.
E’ la fine: Ed non ha mai sopportato sua nonna. Dopo una manciata di mesi, gonfio di odio a causa della madre, del rifiuto del padre, e in un luogo dove detesta rimanere, Kemper spara a sua nonna. Quando il nonno rincasa, Ed spara anche a lui. Interrogato, dirà che “voleva solo sentire cosa si provasse ad uccidere la nonna” e che uccise anche il nonno perché sapeva che si sarebbe arrabbiato con lui per quello che aveva fatto.
Per Ed niente carcere però. E’ pazzo ovviamente.
Viene internato in un ospedale Psichiatrico. Quando esce, poco meno di 5 anni dopo, è alto più di due metri e pesa circa 136 kg. Convince gli psichiatri che ora sta bene e che i suoi problemi giovanili sono superati. Ma Ed non ha un posto dove andare, e ancora una volta, torna nelle grinfie di Clarnell.
Data la stazza del figlio, la madre non riesce più a picchiarlo o segregarlo in cantina, ma riesce ancora benissimo a umiliarlo e demolirlo psichicamente. E così, dal 7 maggio del ’72 al 20 aprile del ’73, ogni volta che scoppia una lite tra Ed e Carnell, Ed uccide.
Uccide 8 volte. Uccide 6 ragazze tra i 15 e i 24 anni, con un modus operandi al limite del raccapricciante. Ognuna di loro è fatta regolarmente in piccoli pezzi, dopo una morte atroce.
La settima e ottava vittima sono donne più anziane. Una è un’amica della madre, l’altra….è la madre.
Edmund uccide Clarnell nel sonno, a martellate. la decapita, ne violenta il cadavere e mette la testa sulla mensola del caminetto dove la usa come bersaglio per le freccette. Poi le strappa le corde vocali. A proposito di quest’ultimo gesto, Big Ed dirà agli inquirenti che “andava fatto”, per ridurla al silenzio, dopo anni di strilli, di urla contro di lui.
Kemper non è ancora “sazio”. Invita a cena la migliore amica di sua madre, la cinquantanovenne Sally Hallett. Appena la donna arriva, Ed la strangola, poi esce di casa.
Dopo un breve tratto di strada ferma l’auto, chiama la polizia e confessa gli omicidi.
Fine della storia.
i primi 25 anni vissuti nell’odio, nel rifiuto, nel caos mentale più vorticoso, fino al degenero, fino a scoppiare ed uccidere.
Oltre 40 anni in carcere. Qui Ed si è laureato e insegna informatica e partecipa a un programma di trascrizione di opere letterarie in alfabeto Braille per i ciechi. Queste attività gli hanno procurato diversi premi dall’amministrazione carceraria americana.
Un mostro depravato, violentissimo, è diventato ( o è sempre stato?) un uomo pieno di doti e capacità, rispettabile, diligente e autoritario, un modello per i suoi studenti.
Questo forse a riprova del fatto che non si nasce né buoni né cattivi. Si viene al mondo e basta, ed è poi il mondo a costruire la propria personalità, il proprio carattere, la propria attitudine e tutto il resto.
Questa però è una storia particolare, e triste.
Edmund Kemper non ha fatto nemmeno in tempo ad essere “malleato” dal mondo esterno. E’ scivolato direttamente dall’utero materno all’incubo materno. 15 anni di soprusi per mano della propria mamma, 5 anni di un ospedale psichiatrico di dubbia utilità, considerando la condanna a posteriori… e di nuovo 5 anni, ancora tra le mani di Clarnell.
Senza via di uscita, senza alcun aiuto, in balia di una madre senza pietà.